“Se le fattispecie criminose sono incentrate sul momento della dichiarazione fiscale e si concretizzano nell’infedeltà dichiarativa, il comportamento elusivo non può essere tout court penalmente irrilevante” (pagina 61 della sentenza della Corte di Cassazione penale, II° sezione, n. 7739/12)
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- Introduzione
La Suprema Corte Italiana di legittimità, ancora una volta, si pronuncia sull’abuso di diritto a monte dei comportamenti elusivi, in particolare sulla loro rilevanza penale, affermando, questa volta, che i comportamenti elusivi, che si concretizzano nell’infedeltà dichiarativa, non possono ritenersi a priori penalmente irrilevanti. La sentenza in commento è l’ultima di una lunga serie sull’argomento, che, a mio avviso, ha il notevole pregio di effettuare una “analisi”, estremamente precisa e completa sotto il profilo giuridico, civilistico, tributario e penale, ma senza apportare alcun contributo innovativo alla soluzione del problema. Qualche giornalista della stampa specializzata ha addirittura parlato di un clamoroso “granchio” della Cassazione Penale italiana, che però, nella sua disamina, può essere considerata un faro d’orientamento nell’attuale incertezza di diritto, che esiste nel labile confine tra elusione e lecito risparmio d’imposta. Il problema è così attuale in Italia che si attende ora una soluzione “legislativa”, anche per mettere fine al proliferarsi di contenziosi tributari, proposti dall’Agenzia delle Entrate con estrema superficialità e con pretesa applicazione di un principio generale antielusivo.
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Articolo del Dott. Michele Gentile sulla sentenza della Corte di Cassazione penale, II° sezione, n. 7739/12 del 28 febbraio 2012, pubblicato sulla rivista Novità Fiscali, Centro competenze tributarie, SUPSI, nr. 5, maggio 2012.